Le emozioni primarie, innate e presenti in ogni popolazione, sono universali. Spesso sento dire di voler smettere di arrabbiarsi o di provare altre emozioni considerate comunemente “negative”; ma è davvero questo il modo corretto di vivere e la via da percorrere per volerci bene?
Ho deciso di dedicare uno spazio su questo blog per parlare di queste emozioni nel dettaglio, dedicando ad ognuna il tempo che merita. Questo articolo in cui vi parlerò della rabbia è il primo di una serie (troverete appena disponibili articoli sulla gioia, paura, sorpresa, tristezza e disgusto).
Un veloce sguardo alle emozioni primarie
Cosa sono le emozioni? Come possiamo riconoscerle? Sono davvero così importanti come dicono?
In questa breve introduzione cercherò di rispondere a questa domanda. Senza alcune di queste nozioni, infatti, comprendere la rabbia e i suoi meccanismi può risultare un po’ più ostico e difficoltoso. Se già masticate questo linguaggio potete scorrere in basso e leggere i prossimi paragrafi (anche se un veloce ripassino non fa mai male).
Le emozioni primarie si sviluppano durante i primi anni di vita e sono la base di tutte quelle che si svilupperanno in futuro. A prima vista, si tratta di sentimenti che proviamo nella risposta a eventi e situazioni sia esterne che interne e si caratterizzano di risposte corporee e non diverse in base alla situazione.
Riconoscere le emozioni primarie
Le emozioni primarie sono quelle più semplici e istintive, emergono come reazione immediata a qualcosa di nuovo o di pericoloso. La loro funzione è quella di assicurarci un rapido adattamento all’ambiente.
Sicuramente parlare di emozioni è impossibile senza portare l’attenzione si quelle che possono essere modifiche nel nostro corpo (ad esempio quando siamo in ansia e iniziamo a picchiettare con la penna sul tavolo o inizia a mancarci il respiro durante un esame o un compito in classe). Tutti questi cambiamenti fisici e non, legati a delle ragioni esterne o interne (come al compito in classe) sono normali e adattive.
Dal lavoro di Paul Ekman nel 2008, appare chiaro di come anche in un piccolo villaggio nella Papua Nuova Guinea, le emozioni primarie e le loro espressioni facciali e i comportamenti fossero uguali, dichiarandone l’universalità.

Vi presento la rabbia
La rabbia è un’altra emozione primaria che può essere vista come forma di difesa quando ci sentiamo sotto minaccia o offesa da parte di qualcosa di esterno (anche di una persona). Solitamente la sua espressione viaggia sul binario dell’aggressività e il primo pensiero è quello di voler smettere di arrabbiarsi.
Il termine rabbia è un po’ improprio ma per sommi capi va ad indicare l’ira, la collera. Il termine rabbia da alcuni è utilizzato riferendosi ad una malattia infettiva virale caratterizzata da lesioni nervose con spasmi muscolari, soprattutto a carico delle aree superiori – ma è entrata nel gergo comune anche come emozione primaria (come traduzione del termine inglese).
Come riconosco la rabbia?
La rabbia è un’emozione caratterizzata da una crescente eccitazione che si manifesta a livello verbale e/o motorio e che può culminare in comportamenti aggressivi e distruttivi nei confronti di oggetti, persone o addirittura di sé stessi. Spesso ha degli atteggiamenti e delle manifestazioni fisiche e comportamentali simili tra loro che aiutano a riconoscerla nelle altre persone e in noi.
Eccone alcuni:
- Abbassamento e contrazione delle sopracciglia
- Labbra strette e tese, narici dilatate e palpebre socchiuse
- Gesti spontanei di solito inconsapevoli come stretta di pugni, forza nelle gambe e nelle braccia
- Aumento di battito cardiaco e di temperatura specialmente nelle mani
In più a livello fisiologico può verificarsi un aumento dei livelli di adrenalina, noradrenalina e della pressione arteriosa. Può essere provocata da una minaccia o da un dolore.

La rabbia aiuta a sopravvivere
Il filosofo Seneca nel suo libro “De Ira” del I secolo d. C. descriveva la rabbia come “una follia di breve durata, una passione che fra tutte è la più turpe durante la quale si è più simili ad un animale selvaggio”.
La rabbia durante il corso dell’evoluzione umana è stata selezionata positivamente perché ha permesso all’uomo di autoaffermarsi, di difendersi da attacchi e da aggressioni in maniera efficace e di marcare il territorio. Ha avuto un effetto complementare all’emozione della paura. Dunque la collera è un’emozione utile per l’individuo anche se meno a livello sociale. Questo perché non siamo programmati per provare una sola emozione, ma diverse che si completano tra di loro.
È davvero possibile smettere di arrabbiarsi?
La rabbia è ritenuta primordiale, animalesca, adeguata nei soldati e inappropriata tra i civili. Considerata tra i 7 peccati capitali.
MA la rabbia è anche energia, ed è naturale provarla! Bisogna solo imparare dove incanalarla senza opprimerla o contrastarla il che aumenterebbe la sua “potenza di esplosione”. In sostanza nel XXI secolo ciò su cui si riflette non è tanto se sia il caso di dare sfogo all’ira per mantenerci in salute, quanto quali reali emozioni si stia in realtà tenendo a freno in quel momento, esprimendo ciò con la rabbia.
Per rispondere alla domanda: NO, non è possibile smettere di arrabbiarsi. Non sarebbe naturale. Anche se ci hanno insegnato l’esistenza di emozioni di serie A e emozioni di serie B per le difficoltà che le persone hanno nell’ascoltarle, non possiamo non provarle. Non esiste una divisione netta e non ci sono emozioni buone e cattive.
E non vale solo per la rabbia, ma anche per paura, disgusto…
BIBLIOGRAFIA:
- Ekman, P. (2008). Te lo leggo in faccia. Riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste. Editore Amrita, collana Scienza e Compassione
- Un viaggio alla scoperta delle emozioni: la differenza tra quelle primarie e secondarie. State of Mind