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C’è una differenza tra introverso e estroverso: come vivo il mondo?

La prima cosa da tenere a mente è che non si parlerà di essere timidi come di essere introversi o chiacchierare come sinonimo di estroversione. Ma qual è la differenza tra introverso e estroverso? Indicano la modalità di relazione con il mondo esterno e l’investimento della nostra energia psichica. Vedremo in questo articolo le differenze…

La differenza tra introverso e estroverso in base all’energia psichica

Parlare di energia psichica necessita di un un’analogia tra l’energia “fisica” e il mondo psichico – che deriva dalle pulsioni e le comprende. Ogni persona investe una quantità di energia psichica su più fattori e oggetti. Il primo a parlarne fu Freud con il suo allievo Jung che individuò due atteggiamenti che caratterizzano in percentuali diverse tutte le persone:

Estroverso

  • L’estroverso ha un atteggiamento aperto verso l’oggetto, con cui si agisce e si entra in relazione, l’energia fluisce al di fuori, verso la società. Le persone estroverse vivono il mondo esterno a loro piacimento, riescono a sentirsi rigenerate uscendo in compagnia e metabolizzano insieme ad altri le proprie emozioni. L’estroverso vive di pensieri ed emozioni esterne e se non bilanciato rischia di non riuscire a distinguere le proprie emozioni e non comprenderle.

Introverso

  • L’introverso è caratterizzato da pensiero e azione in relazione al mondo interno e soggettivo. L’energia si ritira dal mondo. Si ritrovano in un mondo affollato pieno di vita che non riescono a contenere per questo hanno bisogno a volte di staccare ritrovando se stessi nella loro interiorità e solitudine. Comunemente possiamo dire che ricaricano le batterie stando da soli, ma non perché si isolino o perché non hanno amici, semplicemente ne hanno bisogno. L’introverso vive di pensieri ed emozioni interne e se non bilanciato rischia di rimanerne schiacciato.

Ogni persona ha all’interno di sé estroversione e introversione a diversi livelli: l’atteggiamento più differenziato (specializzato, con livelli più elevati) è cosciente, l’altro, indifferenziato, è incosciente. I due atteggiamenti devono però raggiungere un equilibrio. Il rischio è quello di non comprendere le persone con un atteggiamento opposto al nostro e andare costantemente a scontro.

Nascono gli ambiversi: chi sono?

Jung non sarebbe d’accordo, ma negli ultimi anni sempre più attenzione è stata concessa a questa nuova categoria, la categoria di chi non si sente né carne né pesce. Gli ambiversi (per approfondire vi consiglio un ottimo articolo su State of Mind) oscillano tra l’essere socievoli e l’essere solitari; in realtà interagiscono bene sia con le persone introverse sia con gli estroversi. Sembra bellissimo poter prendere gli aspetti positivi da entrambe le categorie. Il lato negativo è che a volte l’ambiverso ha difficoltà a sapere quale lato della sua personalità far emergere a seconda delle circostanze. A differenza di un introverso o estroverso, i quali tendono a sapere cosa li elettrizza e gratifica, l’ambiverso non è così sicuro e a volte, come sopra, si ritrova a fissare il vuoto anche se in compagnia. Gli piace stare in pubblico, ma se esce se ne pente; gli piace stare al centro dell’attenzione, ma odia gli occhi puntati addosso.

Cosa ci insegnano ad essere oggi

Sfortunatamente per gli introversi il mondo è disegnato per facilitare le persone estroverse, fatto che ha causato l’incomprensione introverso-timido e estroverso-chiacchierone e che vede gli introversi come disadattati. Basta pensare al sistema scolastico: fin dalle elementari la tipologia di verifica avvantaggia gli estroversi. Test orali, verifiche alla lavagna, lettura di temi scritti in pubblico, dover giocare tutti insieme, dover mangiare, bere, dormire tutti insieme. Non è sano nemmeno evitare completamente di fraternizzare con i coetanei, ma una via di mezzo in cui si cerchi di seguire il bisogno del bambino che da piccolo segue il proprio istinto sarebbe l’ideale. La maggior parte delle volte siamo portati a compiere delle azioni per conformarci a come “dovremmo” essere; a volte basta solo accettare che andiamo bene così come siamo. Forzarci a seguire un atteggiamento che non ci appartiene, e Jung sarebbe pienamente d’accordo, non fa che aprire una ferita all’interno di noi stessi.

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Come capire chi siamo e come comportarci

Per capire chi siamo dobbiamo intanto cercare di essere sinceri con noi stessi e analizzare nelle situazioni in cui ci troviamo come reagisce il nostro Io. Ci sentiamo stanchi a stare in compagnia anche se abbiamo piacere a vedere i nostri amici? Quando siamo tristi non aspettiamo altro che essere coccolati dalla nostra migliore amica? Come ci comportiamo nelle situazioni, quello che proviamo non è che il primo passo per capire il nostro atteggiamento.

Si va bene, ho capito cosa sono, ma cosa posso fare? Una volta che si è capito come si è non si deve far altro che seguire le inclinazioni e le necessità cercando comunque di non rimanere intrappolati nella comfort zone, ma coltivando l’atteggiamento che rimane più in ombra. Coltivandolo possiamo apprendere e imparare ad apprezzare le nostre sfaccettature a pieno e trarre vantaggio da ogni situazione.

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