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Un libro sulla terapia del disturbo borderline

Con l’uscita del nuovo libro di Marsha Linehan non potevo non approfittare di questa occasione per parlarvene. Una donna grandiosa che è riuscita ad ideare una terapia di trattamento per il disturbo borderline soffrendone lei stessa.

un-disturbo-pervasivo Un libro sulla terapia del disturbo borderline

Una psicologa, una professoressa, una paziente

Chi è Marsha Linehan? Marsha Linehan è una psicologa, professoressa e autrice statunitense. È l’ideatrice di un modello teorico, che vedremo in seguito, per pazienti che soffrono di disturbo borderline. Ha avuto una vita tutt’altro che facile soffrendo lei stessa di disturbo borderline. 20 anni di ospedali, specialisti di ogni genere, tentativi di suicidio ripetuti, ma non ha mai smesso di lottare.

Una vita degna di essere vissuta

una-vita-degna-di-essere-vissuta Un libro sulla terapia del disturbo borderline

Questo il nome del nuovo libro dell’autrice che Raffaello Cortina Editore è stato così gentile da inviarmi per poter assaporare con mano le pagine della sua storia. L’autrice si mette a nudo rivelando la sua discesa all’inferno con la malattia mentale e poi la straordinaria ascesa nel lavoro di ricerca e nell’accademia. Grazie alla sua tenacia è riuscita a iscriversi all’università e a specializzarsi in terapia comportamentale. La sua, potente e commovente, è una storia di fede e perseveranza. In Una vita degna di essere vissuta, Linehan mostra come i principi della sua terapia funzionino davvero e come, usandone le tecniche, le persone possano costruirsi una vita degna di essere vissuta.

Lettura per tutti o per pochi?

La lettura è per tutti, soprattutto considerando il fatto che il libro rientra tra le biografie e non tra i libri accademici. La lettura di questo libro è un viaggio, una scoperta di un disturbo e di come è possibile risalire dall’inferno dopo averlo visto. A chi lo consiglio? Sicuramente a te che stai leggendo, perché fa sempre bene consigliare un libro; e poi a tutti quelli che vogliono saperne di più dei disturbi mentali, a quelli che non credono che siano reali e a quelli che vogliono solo continuare a credere che è possibile uscirne.

Terapia dialettico comportamentale

Questa terapia è stata ideata come trattamento ambulatoriale per pazienti di sesso femminile con condotte parasuicidarie. La sua efficacia infatti si vede in particolare sulla diminuzione di queste condotte soprattutto nei pazienti con disturbo borderline e comorbilità in Asse I e II.

Questa teoria nasce dall’unione di tre paradigmi fondamentali nello studio della psicologia. Il suo scopo è di ridurre i comportamenti distruttivo, tollerare l’angoscia e i conflitti:

  • Dialettico: oscillazione tra momenti di accettazione e di cambiamento per evitare un accumularsi di reazioni.
  • Comportamentale: interrompere e ridurre comportamenti patologici impulsivi e autodistruttivi.
  • Mindfulness: stare con le emozioni e i propri vissuti senza reagire in modo eccessivo, senza giudicare.
disturbo-borderline Un libro sulla terapia del disturbo borderline

Le varie fasi della terapia

  1. Inizialmente è importante un controllo dei comportamenti gravi (comportamenti suicidari, autolesionismo).
  2. Poi ci si può concentrare sull’aumentare l’esperienza emotiva piacevole e risolvere alcuni sintomi.
  3. Solo ora è possibile concentrarsi sui problemi della vita. L’obiettivo di questa fase è a lavorare con le preoccupazioni di felicità e infelicità ordinaria.
  4. Infine ci si concentra sulla incompletezza dell’io, dove il lavoro è sull’aumento della capacità di provare gioia, la libertà, e la realizzazione spirituale.

La durata della terapia, anche se non sembra, è molto più breve di altre terapie perché concentrata e arricchita oltre alle sedute individuali da consultori, training skills camp, sedute di gruppo o consulenza telefonica sempre attiva.

Questa struttura  permette un approccio flessibile in base ai bisogni di ogni paziente e rappresenta una diversa strategia di intervento. La terapia cognitivo comportamentale tradizionale si concentra, invece, sulla risoluzione di problemi emotivi attraverso un cambiamento comportamentale e cognitivo.

L’opportunità di vivere

La cura avveniva sotto forma di “contratto” reciproco con i pazienti. Loro si impegnavano a seguire la terapia fino alla fine per avere l’opportunità di vivere.

 “Decisi di aiutare la gente con tendenze suicide perché sono le persone che si sentono più miserevoli nel mondo. Credono di essere malvagie. Io, invece, mi resi conto che non lo erano. Riuscì a capirlo perché io stessa venni fuori da un inferno di sofferenza e apparentemente senza speranza”.

Marsha Linehan

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