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“Bacha posh”: donne cresciute come maschi per essere viste

Qualche giorno fa mia nonna mi ha chiesto “Sai cosa vuol dire il termine Bacha posh? L’ho appena sentito in televisione”. Mi sono subito messa alla ricerca di informazioni e il mondo che sono venuta a conoscere mi ha lasciato sconcertata di questa realtà: una pratica culturale (spesso) che permette alle donne un po’ di indipendenza, ma a che prezzo?

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Fingersi maschi per poter sopravvivere

In una società patriarcale e rigida come quella Afghana, un’entrata in più nel guadagno familiare, soprattutto fra le famiglie più povere, è spesso vitale. Nasce così il fenomeno delle Bacha posh: bambine costrette a vestire con abiti maschili e a camuffare il loro aspetto per ricevere istruzione, diritti, lavoro.

Lo scopo di una tale pratica non è quello di ingannare le persone, che molto spesso sono a conoscenza della vera identità delle bambine. Come Bacha posh sarà più facile, infatti, frequentare una scuola, muoversi liberamente in pubblico, scortare le sorelle nei luoghi dove queste non possono recarsi senza essere accompagnate da un maschio, ma anche fare sport ed intraprendere qualche lavoretto. Scambi sociali importantissimi per la formazione di qualsiasi persona – che sia maschio o femmina.

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Da dove nasce il termine Bacha posh?

Una tradizione antica che accomuna il Pakistan e l’Afghanistan e che vede la sua nascita agli inizi del 1900, ma che negli ultimi anni sta tornando in voga con l’arrivo dei Talebani e con le nuove restrizioni applicate al genere femminile. Oggi è utilizzata dove la pressione sociale per la nascita di un figlio maschio è determinante per il futuro della famiglia e la sua sopravvivenza.

Il termine Bacha posh letteralmente vuol dire “vestita come un ragazzo/abbigliata da maschio”, ed è proprio ciò che rappresenta. Ragazze che vivono come ragazzi, si vestono nel caratteristico abbigliamento maschile, capelli tagliati corti, utilizzando anche un nome da uomo in pubblico.

Lo status della ragazzina come Bacha posh solitamente si conclude nel momento in cui entra nella fase della pubertà in cui diventa più difficile, in alcuni casi, nascondere le differenze. Sono così costrette a rientrare in canoni sociali femminili: lavori domestici, figli, matrimonio.

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Il prezzo da pagare per la libertà

Un prezzo molto alto quello che queste donne devono pagare per avere un briciolo di diritti in più rispetto a quelli che sono concessi sulla base del loro sesso biologico. Diritti che vengono strappati con l’arrivo della pubertà perché difficile continuare a nascondere il proprio corpo: analizziamo le conseguenze.

Da una parte non è facile dire addio ai diritti conquistati, all’istruzione, al rispetto per tornare all’invisibilità nelle case afghane. Sempre più donne non vogliono tornare indietro. Non solo per una questione di diritti, ma anche per i benefici economici e gli aiuti che possono dare alle famiglie.

Dall’altra queste ragazze avranno un’immagine di sé “costretta” all’interno di un’altra per poter essere apprezzate e rispettate nel sociale: non appartengono ai canoni femminili di cui non svolgono i compiti, non saranno mai “veri” uomini. Bambine e ragazze che, nell’età in cui è importante trovare e scoprire la propria identità, vengono camuffate sotto altre sembianze. Un’esperienza straziante ed estraniante che contiene apprezzamento sociale, negazione di sé e maggiori diritti concessi nel medesimo status. Potrebbe essere una via per sbloccare maggiori diritti per il ruolo femminile, ma anche una sofferenza psicologica eccessiva inferta a bambine e ragazze nel loro sviluppo.

Queste parole sono dure, permettetemi pure un parallelismo: esistono anche in Italia (e non solo) persone costrette da un genere che non sentono loro per poter essere accettate, non vi viene in mente nulla?

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