Per chi non lo conoscesse il protagonista di questo articolo – e di molte delle polemiche sul web – è Huggy Wuggy. Non è altro che un rinomato villain color blu acceso di un gioco horror-survivor concepito per un pubblico di persone adulte.

La storia del personaggio
Huggy Wuggy nasce all’interno del Survivor-horror Poppy’s Palytime con una classificazione PEGI 12 – che nel mondo dei videogiochi sconsiglia l’utilizzo ad un pubblico sotto i 13 anni – in cui il giocatore o la giocatrice percorre i corridoi di una fabbrica abbandonata di giocattoli.
Huggy Wuggy, grande figura umanoide blu dalle lunghe braccia, rappresenta la mascotte della fabbrica, nonché antagonista.
Con l’avvento di nuove piattaforme streaming tra cui YouTube e TikTok questo personaggio ha raggiunto le case anche di un pubblico molto giovane
Le case produttrici di giocattoli ne hanno subito approfittato realizzando varie versioni del famoso personaggio con l’immancabile sorriso a denti aguzzi da “antagonista”. Si sa che quando il pubblico di consumatori e consumatrici chiede, la produzione risponde. Spacciato come peluche per la buona notte ha portato anche i genitori a preoccuparsi, per le sue fattezze e per la canzoncina horror che accompagnerebbe il suo arrivo all’interno del gioco.

Il terrore “blu” dei genitori
Da una parte vediamo genitori preoccupati dopo le ricerche e le notizie che hanno circolato su questo personaggio. Dall’altra una serie di educatori e educatrici che non comprendono la sua fama veicolata tramite il web.
Complice è la disinformazione che ha accompagnato il gioco fin dai primi attimi, portando a credere ad una cospirazione per plagiare le giovani menti ed educarle all’odio. Questa è una leggenda metropolitana.
Sebbene la popolarità di Huggy Wuggy sia molto reale, i bambini e le bambine non subiscono un lavaggio del cervello che li spinge ad atti di violenza; il peggio che la creatura può ispirare è un brutto sogno.
La conseguenza più grave riguarda un ulteriore tassello verso la demonizzazione dei videogiochi: non si può però generalizzare. Bisogna considerare sempre il target (in questo caso gli adulti), lo scopo (in questo caso si parla proprio di un videogioco horror).
Huggy Wuggy è un giocattolo per bambini?
Ciò che spesso è ignorato dai genitori è proprio l’origine del peluche e del personaggio che non è assolutamente rivolto ai bambini; è un personaggio pensato per spaventare gli adulti. Gli ideatori del gioco non potevano aspettarsi una diffusione sulle varie piattaforme di questa portata.
Da qui sorge spontanea una domanda: ma come sono arrivati bambini e bambine a conoscenza di Huggy Wuggy se è pensato per adulti?
Il problema è ampio e alla base ha la mancata educazione di adulti e giovani. Sia per quanto riguarda la lettura dei PEGI quando si viene a contatto con un gioco online che può guidare su una scelta consapevole di gioco (un po’ come i bollini verde, giallo e rosso per i film in televisione qualche anno fa). Ma soprattutto per quanto riguarda il mancato controllo dell’attività online che è svolta dai propri figli e dalle proprie figlie: molti genitori falliscono nel controllo, lasciano navigare online senza supervisione.

Cosa si fa?
Alla base di tutto deve esserci la comunicazione, sia che se ne viene in contatto dalla vetrina di un negozio, sia perché ne ha parlato il vicino o la vicina di banco. Si ragiona su cosa c’è di pericoloso e sulla natura delle cose e si decide insieme ai bambini e alle bambine cosa fare di questo gioco.
Il miglior consiglio in questo caso, come in altri che potrebbero presentarsi in futuro, è “NO PANIC“. La paura di qualcosa, soprattutto di indefinito, passa da genitori a figli e figlie in un attimo. Le reazioni diventano eccessive e i comportamenti confusi. Una risposta a cui non segue una spiegazione porta ad una frattura con il mondo dei giochi. Un’idea potrebbe essere quella di provare insieme il gioco, spiegarlo, commentarlo ad alta voce e vedere volta per volta le reazioni per solidificare anche il legame familiare.
Per altri consigli a tema comunicazione genitoriale e genitorialità, sul blog trovate un’intera sezione dedicata.