Titolo clickbait? Forse. Tuttavia è importante capire cosa sono davvero i buoni propositi per fondare obiettivi e step nella nostra vita. Non è facile sentirsi dire che basta sognare per farcela su propositi impossibili da concretizzare, questo non fa altro che deprimerci invece di motivarci. Quindi NO, questo NON è un altro articolo sui buoni propositi.

Step 1: Ascoltati
Va bene, va bene. Ormai anche questa l’abbiamo già sentita mille volte. Facile a dirsi, ma perché anche se è una frase sentita e risentita non ci entra in testa?
Perché l’essere umano ha bisogno che sia piantato un semino prima di vedere su una pianta. C’è chi è nel momento di vita per accogliere un messaggio e chi lo comprende ma non lo sente, non lo vive. Questo step vuole essere il mio semino per tutte quelle persone che non lo avevano ancora piantato; ma vuole anche essere un vero punto di partenza.
Cosa c’entra con i propositi?
Non solo è importante ma fondamentale ascoltarsi. Come possiamo pensare di creare degli step da seguire se non sappiamo cosa NOI vogliamo davvero. È lì che finiamo per creare i propositi di qualche altra persona.
La maggior parte dei propositi fallisce perché non ci rispecchia andando a creare aspettative elevate (e soprattutto non nostre) e lontane da quello che ci serve (badate bene ci serve e NON quello che vogliamo).
Parlo di quello che ci serve (Si, a costo di ripeterlo 1000 volte, si ottiene ascoltandoci) come di qualcosa che vediamo andare bene per noi e non deve essere grande o ambizioso per essere valido. Vi faccio un esempio: in questo periodo della mia vita mi ritrovo ad essere più distratta del solito e a non riuscire a portare a termine un compito una volta iniziato; nei miei propositi per il nuovo anno potrebbe esserci “Riuscire a rimanere concentrata per mezz’ora“. Ad alcuni ed alcune di voi potrebbe sembrare un proposito banale e semplice da rispettare, ma per me che sto vivendo questa situazione è quello di cui ho bisogno; che senso avrebbe scrivere riuscire a studiare/lavorare 3 ore di fila se il mio corpo mi chiede di partire da 30 minuti di concentrazione?
Ascoltarsi vuol dire anche mantenere il rispetto verso di sé abbracciando limiti e potenzialità in egual misura.
Mi ascolto nel PRESENTE
Ecco che iniziamo a parlare di tempi verbali: il PRESENTE. Cosa c’entra il presente con i buoni propositi? Ancora nulla, ma c’entra con l’ascoltarsi no?! Quando possiamo ascoltare se non nel momento presente?
Ascoltarsi qui e ora significa esserci. Io ci sono. Io so di cosa ho bisogno adesso.
Siamo sommersi da pensieri che non ci appartengono ma che facciamo nostri perché ascoltare chi siamo è difficile, può essere doloroso, richiede sforzo. Dobbiamo imparare a riconoscere questi pensieri e lasciarli andare perché non sono parte di noi. Come? Proviamo a chiudere gli occhi e a “sentirli” passare, iniziamo a chiederci: “sono davvero io a sentire questo ORA? Perché lo sto sentendo? Cosa ha generato questo pensiero?”. Ripercorrendo sensazione per sensazione da dove parte un pensiero riusciamo a sentire se ci appartiene o no.
Fatta questa distinzione il resto è in discesa.
Step 2: i miei propositi di NON fare
Dato che parliamo di un NON articolo di buoni propositi, perché non inserire propositi di NON fare invece che di fare cose?
Direi che ci siamo. Questa potrebbe essere la svolta: siamo sempre stanchi e stanche di dover compilare una lista di cose da fare (salutare i parenti, prendere la laurea, studiare, comprare la macchina…) che spesso dimentichiamo quanto sia bello (e NECESSARIO) non fare.
Il mio consiglio? Inserisci dei “non fare” nella lista di quest’anno, però occhio a formularli comunque “in positivo”. Oddio e ora cosa significa questo? È più facile di quanto sembri: quello che intendo è di prendere azioni di riposo, rispetto dei propri tempi e spazi, assenze, imprevisti all’interno della nostra lista che rappresentino teoricamente il concetto del non fare.
Ti svelo alcuni di quelli che ho intenzione di mettere io: “Concedermi delle giornate in cui riposare“, “Accettare di voler passare del tempo vuoto“, “Lasciare spazio all’imprevisto“.
Step 3: se non ti piace, modifica
Questo è l’ultimo e forse più prezioso step che andrà a risollevare e smontare il nostro modo di creare propositi (o almeno il modo che solitamente è considerato canonico). Ha alla base il fatto che siamo noi a darci dei propositi da abbracciare e come tale possiamo adattarli in corso d’opera.
“Nei miei buoni propositi ho scritto che volevo iscrivermi in palestra, ora sono cambiate le mie priorità…“. Cambiamo noi, anche all’interno dello stesso anno (e cambiamo tante volte), perché imporci standard e necessità fisse?! Focalizziamoci su quello che abbiamo e che ci serve, non su quello che non abbiamo raggiunto; ma come? Modificando ovviamente.
NB Modificare un proposito non vuol dire perdere, arrendersi, non avercela fatta, ma accettare e abbracciare le nostre necessità seguendo la linea dei propositi senza diventarne schiavi o schiave. È importante!
Andare ad aggiungere un piccolo step in più prima del nostro grande proposito ci aiuterà a spezzare in piccoli passi rendendo realistico e motivante il proseguire su quella via. È una via fissa? Ovviamente no. Cambiare via rende vano quello fatto fino ad ora? Ovviamente no.
I propositi ci danno un tracciato per non lasciarci perdere MA non devo essere gabbie da cui non poter uscire, ricordiamoci come le sbarre che costruiamo per noi sono le più pericolose. Non è necessario che siano tanti, difficili, lontani al punto da farci dimenticare del presente, anzi, devono ricordarci che è proprio il presente ad avere il valore più grande.